Le esperienze ossessive non possono essere scambiate con quelle fobiche: in queste le grandi fiammate di angoscia possono essere evitate sottraendosi alle situazioni (patogene) che le fanno nascere; in quelle il disturbo si origina nel cuore stesso dell’esistenza trascinando con sé i pensieri, le immagini, le fantasie, gli impulsi e le azioni e si muovono dall’interiorità (dalla soggettività) e non da situazioni esterne.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d'ansia caratterizzato da pensieri ricorrenti (ossessivi) associati a timori e forti preoccupazioni che inducono chi ne soffre a ripetere in modo incessante e incontrollato specifiche azioni o processi nel tentativo di placare l'ansia e tutelarsi da possibili eventi disastrosi, in realtà altamente improbabili e del tutto irragionevoli. Le azioni compiute possono essere di per sé assolutamente normali, ma assumono una valenza patologica in ragione dell'elevata ripetitività, dell'estrema ritualità e della concitazione con la quale vengono eseguite.
Generalmente, distinguiamo tre grandi aree tematiche nella misura in cui le ossessioni si esprimano in pensieri, impulsi o in azioni.
Nella presenza di pensieri ossessivi c’è un’idea, e continua a rimanere, nel campo di coscienza anche se la si vuole allontanare; per la sua assurdità ma anche per il senso di colpa che può contenere. Ci può essere il pensiero (timore) di fare del male e ci può essere l’idea, inarrestabile, di fare (ad esempio) delle operazioni aritmetiche, entrando in un’ escalation emozionale senza fine che porta a una spossatezza e a un’esauribilità dolorose. L’ansia è molto alta sia quando si tenta di allontanare il contenuto dalla coscienza sia quando ci si abbandona al calcolo aritmetico senza fine o alle immagini, alle melodie che, come parassiti, vivono nella memoria.
Si possono manifestare anche impulsi ossessivi in cui si è sopraffatti dall’impulso di fare del male agli altri o a se stessi: di prendere (ad esempio) un coltello, che è in tavola, e di ferirsi (ferire). Gli impulsi ossessivi di questa natura non si realizzano quasi mai.
Infine ci sono le azioni ossessive,che divengono comportamenti compulsivi, come il lavarsi continuamente le mani nel timore di contaminazioni, controllare ripetutamente di aver chiuso il gas prima di uscire di casa (es. 10-20 volte), tenere in ordine (controllare) le cose, disporre in un ordine ben preciso i vestiti nell'armadio o i libri sugli scaffali della libreria, intravedendo catastrofi se questo ordine viene anche solo impercettibilmente modificato, divorati dall’insicurezza che le cose non siano mai a posto.
Azioni banali e quotidiane, come queste, non hanno nulla in sé di particolare e di inquietante se non il fatto che devono essere ripetute all’infinito, lasciando esausti e divorati dall’ansia. Non c’è mai fine all’insicurezza, a questo essere-costretti a fare azioni al di là di ogni libera determinazione; le azioni ossessive vengono svolte in piena coscienza e sembrano avere il carattere di una “purificazione rituale”.
Se non adeguatamente trattato, con il tempo, il disturbo porta a moltiplicare e intensificare i comportamenti ossessivi-compulsivi fino a determinare un serio scadimento della qualità di vita, il ritiro sociale e lavorativo e un serio deterioramento delle relazioni familiari.